Rischiare, mettersi in discussione, trasformarsi: i taccuini di AtWork Kampala in mostra

Immaculate Immy Mali, AtWork Kampala workshop, Kampala, 2015

Quante cose possono cambiare in cinque giorni? Tante, ho scoperto. Quando sono arrivata a Kampala, ho trovato un gruppo di studenti d’arte più o meno timidi, con un’idea di sé più o meno definita. Quando sono partita da Kampala cinque giorni dopo, ho lasciato 20 individui con le certezze in frantumi, ma una più salda fiducia in se stessi. Non si è trattato di un miracolo. Ma del lavoro svolto insieme a Simon Njami nei cinque giorni del workshop intensivo AtWork, organizzato in collaborazione con il dipartimento e la galleria d’arte dell’Università di Makerere e laFondazione Maisha (guarda l’album su flickr)

Cinque giorni di ricerca, condivisione, confronto ed elaborazione, durante i quali i partecipanti si sono tolti metaforicamente e letteralmente le scarpe per esplorare nozioni, spazi e territori mai percorsi prima. Cinque giorni di “psicodramma collettivo” durante il quale è emersa l’individualità di ciascuno. Ognuno ha iniziato a porsi delle domande e a cercare le risposte, aprendo la propria mente e i propri canali creativi. Ognuno ha cominciato a rendersi conto del fatto che per essere un artista bisogna essere un pensatore e, soprattutto, un essere umano. Ognuno ha progressivamente capito che per conoscere qualcosa bisogna mettere in discussione tutto ciò che si pensa di sapere. Questo processo di autoconsapevolezza ha trovato la sua espressione creativa nelle pagine dei taccuini Moleskine realizzati durante il workshop, che saranno esposti alla Makerere Art Gallery dal 19 marzo all’11 aprile.

Il workshop è finito, ma il processo avviato è solo all’inizio. Spetterà agli studenti continuare a farsi stimolare da ciò che hanno scoperto degli altri e di se stessi. Tra i percorsi di rielaborazione dell’esperienza del workshop c’è, ad esempio, quello di Gloria Kiconco, una giovane scrittrice che ha partecipato ad AtWork Kampala e ha deciso di condividere con noi le sue riflessioni sulla domanda “Perché l’Africa?” su Doppiozero. La curatrice Margaret Nagawa ci ha regalato invece un punto di vista esterno ma partecipe al percorso formativo attraverso un post recente del suo blog.

Spetterà anche a noi continuare a scoprire i mondi e le storie personali racchiusi in ogni taccuino di AtWork e ad esserne ispirati.

Immagine: Immaculate Immy Mali, AtWork Kampala workshop, Kampala, 2015. Foto die.o.solmn

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