Donna Kukama, We do not expect you to believe in us, 2020 - detail

PIASA è onorata di collaborare con Moleskine Foundation per presentare questa straordinaria selezione curata di opere di artisti africani e della diaspora, generosamente donate a sostegno della missione della Fondazione: usare la creatività come potente forza di cambiamento sociale. L’asta “Africa + Modern and Contemporary Art” comprende sei opere selezionate con la consulenza dell’acclamato curatore Simon Njami.  

La selezione presenta cinque artisti straordinari, Theo Eshetu, Mwangi Hutter, Donna Kukama, Maurice Pefura e Andrew Tshabangu, che hanno generosamente contribuito all’iniziativa con le loro opere. Al fine di alimentare lo sviluppo dell’intero ecosistema artistico, il 50% delle vendite andrà all’artista e il restante 50% servirà come supporto al lavoro della Fondazione. PIASA rinuncerà alla propria commissione sulle vendite, come contributo all’iniziativa.   

Il 100% dei fondi ricevuti da Moleskine Foundation daranno un sostegno diretto per le giovani menti creative di comunità svantaggiate che sono al centro dei programmi educativi non convenzionali della Fondazione.

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“Non avrei mai potuto immaginare una selezione di artisti migliore per restituire un’idea della realtà intrinseca di quella che oggi chiamiamo «L’arte contemporanea africana». ”

Simon Njami — curatore

La contemporaneità del mondo

“Non avrei mai potuto immaginare una selezione di artisti migliore per restituire un’idea della realtà intrinseca di quella che oggi chiamiamo “Arte contemporanea africana”. Le diverse origini, tecniche ed epoche e gli argomenti affrontati dimostrano che è sbagliato pensare alla creatività del continente africana come a un fenomeno uniforme. E se tutto interroga il difficile concetto di identità, ciò non avviene mai in maniera manichea ed essenzialista, ma il contrario. Aprono la strada a una ricerca personale, che in questi tempi difficili, è l’unica valida. Il loro lavoro è una risposta alla vecchia questione posta da Ernst Bloch, la domanda essenziale questo “Problema del Sé e del Noi.” Il “noi” è una nozione che trascende i confini e le storie, anche nella stessa Africa. Può solo essere sperimentato come un coro di solisti. E il fatto che abbiano tutti accettato di partecipare a questa asta benefica lo dimostra, nel caso fossero necessarie prove che non possiamo pensare a noi stessi al di fuori del mondo e che l’arte rimane forse l’unico ambito dove la diversità può essere celebrata. Dal Sudafrica all’Etiopia al Camerun, questi artisti ridefiniscono la mappa emotiva di un mondo le cui fondamenta stanno tremando. Il richiamo di un mondo diverso che dall’Africa sta iniziando a farsi sentire sempre di più anche nel resto del mondo, in un’ondata spontanea e salutare. Non è più una questione di ritorno, ma di partenza, di partenze verso altre forme, altre filosofie, altri mondi di concepire il concetto di convivenza violentemente assalito dai nauseanti nazionalismi. Mi ha fatto immensamente piacere collaborare con ciascuno degli artisti qui riuniti, perché ai miei occhi loro incarnano la quintessenza della contemporaneità di un mondo che rifiuta di arrendersi alla globalizzazione”.

— Simon Njami