AtWork Lab Soweto: un viaggio alla scoperta di sé stessi

Il fotografo sudafricano e membro della faculty di AtWork, Andrew Tshabangu, in collaborazione con Moleskine Foundation e Bag Factory ha riportato alla ribalta il format educativo di AtWork Lab, chiedendo a 13 giovani pensatori creativi “What Comes First?”. Il workshop, tenutosi tra il 29 novembre e il 3 dicembre al June 16 Memorial Acre – una location che commemora e celebra la rivolta giovanile di Soweto nel 1976 -, ha dato a un gruppo eterogeneo di giovani creativi provenienti da diversi contesti socio-culturali e comunità svantaggiate l’opportunità di intraprendere un viaggio alla scoperta di sé stessi attraverso l’arte e di realizzare il potere che detengono in quanto artisti.

Volgendo indietro lo sguardo ai giovani che nel 1976 combatterono contro l’apartheid, i partecipanti hanno preso coscienza del peso che le loro parole e le loro azioni possono avere nel destare un movimento sociale e scuotere le coscienze dei loro coetanei, non solo in quanto artisti, ma anche in quanto semplici individui.

AtWork Lab è diventata così l’occasione per una presa di coscienza, difficile e stimolante allo stesso tempo, su cosa debba essere cambiato, così come dice la nota curatoriale: “Cosa deve cambiare? Questa generazione deve diventare la guida di sé stessa. Guardando ai giovani del 1976 che combatterono in difesa dei propri diritti e non mossi da battaglie esterne e dall’oppressione sistematica. Le sfide del presente sono la disoccupazione, il razzismo e l’abuso di sostanze all’interno dei nostri spazi”.

La complessità di una contemporaneità in continuo movimento, che si porta dietro il peso di problematiche passate mai risolte, richiede alla nuova generazione di essere in grado di comprenderla e, soprattutto, essere abbastanza audaci e forti per prendere l’iniziativa e cambiarla. A questo proposito, l’esperienza di AtWork Lab ha permesso ai 13 partecipanti di acquisire consapevolezza delle grandi cose che il mondo si aspetta da loro, in quanto generazione.

“Questo viaggio alla scoperta noi stessi, di autorealizzazione e di autocritica è diventato uno strumento per diventare più forti. Andando avanti, abbiamo giurato a noi stessi di essere audaci, coraggiosi e dare voce alle nostre idee. Incarniamo un movimento di creativi determinati che si sono uniti per far sì che le prossime generazioni non debbano fare i conti con le lotte e i traumi del passato” – recita la nota curatoriale.

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