Un anno di AtWork. Tra Africa e resto del mondo

Contart 2014, artist notebooks exhibition at mARTadero, Cochabamba. Courtesy of MARTadero.

Le nostre iniziative nascono sempre da una visione, da qualcosa di nuovo che si vuole seminare e far crescere, da un sogno. Quando crediamo veramente in un’idea, fin dal primo momento, riusciamo già a vederla espandersi come vorremmo. Il 2014 è stato l’anno in cui AtWork, il progetto concepito a partire dalla collezione di ‘taccuini d’artista’, ha avuto la svolta che avevamo evocato.

Infatti, accanto ad un nuovo capitolo realizzato da noi, in collaborazione con un partner africano, altre realtà nel mondo hanno fatto proprio il format adattandolo alla propria identità e a quella dei loro territori. Nonostante le premesse quasi oniriche il nome del format è solido, concreto, al punto: AtWork! Al lavoro! E’ un lavoro appassionato, artistico, creativo, culturale. Ma è un lavoro. E’ concreto, fisico, materiale. E al tempo stesso metafisico, immateriale, immaginifico. Intangibile alfine. Eppure così reale e solido. Così resiliente da impattare su intere comunità e sulla vita sociale delle persone. Perché l’educazione e la conoscenza sembrano sì eteree e poco misurabili ma hanno la potenza, presumibilmente effimera, della bellezza: sono eterne. Oggi vogliamo ripercorrere insieme a voi il viaggio che AtWork ha fatto quest’anno, trasformando e arricchendo ogni volta le realtà intorno a sé.

L’anno si è aperto con AtWork Abidjan, realizzato nella capitale della Costa D’Avorio in collaborazione con la Fondation Donwahi. Il capitolo si è sviluppato in una mostra virtuale dei taccuini della collezione, da navigare su tablet, e nell’esposizione dei taccuini realizzati durante il workshop, che il pubblico ha potuto ‘sfogliare con mano’. “La mia identità e la mia storia”: è stato questo il tema del laboratorio condotto da Jems Ko Ko Bi. 29 studenti dell’accademia locale hanno trovato nell’artista una guida e un maestro che li ha spronati a conoscere se stessi, la propria storia e il proprio paese. Parte del workshop è avvenuto infatti fuori dalle mura della fondazione, in giro tra i villaggi e la campagna intorno ad Abidjan. Tra le pagine dei taccuini troviamo ritratti delle persone incontrate, paesaggi e disegni di bambini. I taccuini sono stati donati dagli autori alettera27 e ora fanno parte della nostra collezione d’artista. Ma la crescita umana e professionale per gli studenti che hanno partecipato non si è conclusa con il workshop, è continuata con la mostra: hanno collaborato alla progettazione dell’allestimento site specific e per molti di loro è stata la prima occasione di esporre i propri lavori. AtWork Abidjan è raccontato in un catalogo in formato digitale curato da Katia Anguelova e in un video realizzato da Fondation Donwahi. Dentro ritroviamo tutta l’energia e la ricchezza di idee di questo nuovo capitolo spuntato nel continente africano.

Dall’Africa all’Europa, AtWork è giunto dal 5 luglio al 31 agosto a Watou, una cittadina delle fiandre dove da 34 anni si svolge ogni estate ilKunstenfestival Watou, un festival internazionale che mescola letteratura e arti visive. Per l’edizione 2014, intitolata About Small Happiness in Time of Abundance e visitata da 15.000 persone, gli organizzatori hanno ospitato la mostra online e adottato il format di AtWork, realizzando un workshop in collaborazione con Creatief Schrijven, organizzazione locale che si occupa di scrittura creativa. Gli artisti e gli scrittori ospiti dell’evento hanno giocato con immagini e parole tra le pagine dei taccuini, aprendo per la prima volta il format alla poesia e alla letteratura.
AtWork è stato inoltre protagonista attraverso il taccuino di Pascale Marthine Tayou, una delle opere della collezione, esposto in una personale dedicata al noto autore Camerunense e scelto come immagine rappresentativa dell’edizione 2014, riprodotta su tutti i materiali di comunicazione.

Il percorso intorno al mondo di AtWork si è spostato infine a Cochabamba (Bolivia) per il festival Conart, organizzato dal centro culturalemARTadero, dal 26 settembre al 20 novembre. Qui il format del workshop è diventato un processo itinerante: 20 artisti internazionali hanno infatti attraversato il paese muniti dei taccuini Moleskine che sono stati i loro diari di viaggio e hanno accolto lo sguardo in soggettiva sul paese e sui suoi abitanti prodotti di ciascun artista. Al termine del viaggio, i taccuini sono stati esposti per un mese in una mostra presso la sede di mARTadero, insieme alla collezione online. Sul sito del festival è disponibile laversione flipbook sfogliabile di tutte le opere realizzate e sul canale Youtube sono raccolte le video interviste degli autori che raccontano l’ispirazione che c’è dietro ad ogni taccuino. Un modo per attraversare anche da lontano i cammini reali e interiori degli artisti che hanno partecipato.

Il viaggio di AtWork, sostenuto da Moleskine, prosegue nel 2015 verso altre mete: continua ad ispirare persone diverse per latitudine e cultura, contribuisce a innescare il dibattito critico e sviluppare nei partecipanti la consapevolezza rispetto a se stessi e ai propri contesti sociali. AtWork è un format, una chimera, un’intuizione e uno strumento educativo. Le comunità che lo adottano scelgono sempre, a loro volta, come declinarlo e scelgono il gioco. Condividiamo delle regole, ma poi ciascuno gioca la sua partita. A modo suo, ma sempre con lo stesso obiettivo: imparare e condividere qualcosa, tra le pagine del taccuino.

Immagine: Contart 2014, mostra dei taccuini d’artista presso mARTadero, Cochabamba. Courtesy of MARTadero. 

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